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Miglioli, Guido.

Sindacalista e uomo politico italiano. Conseguite le lauree in Lettere e in Giurisprudenza, iniziò a militare nel Movimento cattolico, fondando, nel 1904, il periodico "L'Azione", che divenne strumento delle sue battaglie politiche e sindacali. L'attività sindacale di M. era ispirata a un ideale di cogestione delle aziende agricole finalizzato, da un lato, a riscattare le masse contadine, dall'altro, ad arginare il sindacalismo di sinistra. Contrario all'intervento italiano nel primo conflitto mondiale, nel dopoguerra fu a capo delle leghe bracciantili bianche del cremonese, dirigendone gli scioperi per ottenere le otto ore lavorative, per il controllo sindacale delle assunzioni e dei licenziamenti, e per l'equo canone d'affitto. Il patto di Parma del 1920 sancì l'ottenimento di alcune importanti concessioni da parte padronale; tuttavia, l'anno seguente la lotta si riaccese, resa ancora più aspra dall'intervento delle squadre fasciste guidate da R. Farinacci. Nel frattempo, nel 1919, M. era entrato nel Partito Popolare di don Luigi Sturzo, animandone la corrente di sinistra. Deputato negli anni 1913-22, fu spesso in contrasto con il gruppo dirigente del suo partito, fino a che nel 1925, a seguito del suo rifiuto di presentarsi alle elezioni dell'anno precedente, venne espulso dal Partito Popolare ed entrò nel Movimento comunista internazionale. Con l'avvento del Fascismo emigrò prima in Francia e poi in Belgio, Germania e Unione Sovietica, dove svolse studi sul problema contadino. Fu arrestato in Francia dai Tedeschi, nel 1941, e deportato in Germania; da lì inviò una lettera a Farinacci in cui rinnegò le sue precedenti posizioni politiche. Probabilmente grazie a questa abiura gli fu concesso di tornare in Italia, dove comunque rimase in carcere fino alla Liberazione. Sospettato di torbide collusioni con Farinacci all'epoca della Repubblica di Salò, alla fine della guerra cercò invano di ottenere la tessera democristiana, e si avvicinò di nuovo agli ambienti comunisti. Fu alla guida del Movimento cristiano per la pace e condirettore, insieme a Ruggero Grieco, del settimanale "La nuova terra". Nonostante la sua intensa attività, M. si trovò emarginato dalla politica ufficiale, tanto da morire in povertà e quasi completamente dimenticato. Fra le sue opere ricordiamo: Una storia e un'idea (1926), La miseria contadina e la croce uncinata (1930), La collettivizzazione delle campagne sovietiche (1934), Con Roma e con Mosca (1945) (Pozzaglio, Cremona 1879 - Milano 1954).